Se dovessi scegliere un aggettivo per descrivere l’ intervista di oggi, opterei per “positiva”, Alessandro, Ale per gli amici, mi ha subito colpito riguardo la sua voglia di raccontarsi e leggere la sua esperienza è stato per me molto bello, sono certo che anche voi rimarrete colpiti.
Ale ha 45 anni e da 5 vive a Tulum, riviera Maya, Messico, dopo una vita fatta di viaggi, passioni e avventure è arrivata, per scelta, Blanca che oggi ha 3 anni.
– Una giornata tipo e un week end tipo
Ci svegliamo verso le 7 e mezza 8, a volte io o la mia compagna svegliamo Blanca e a volte, spesso direi, lei viene in camera nostra e ci sveglia, colazione, poi ci prepariamo per uscire, Blanca in guarderia, (una specie di asilo), io e Patty per i nostri rispettivi lavori. Verso le 15 uno di noi va a prendere Blanca e il pomeriggio lo passiamo sulla spiaggia o casa di amici o al parco giochi o semplicemente a casa nostra. Il sabato io e Blanca rimaniamo a casa da soli e mentre io tento di lavorare un po’ al computer, Blanca gioca, colora e semina oggetti per casa. Al ritorno della mamma si mangia e si decide se andare in spiaggia o al parco o a fare la spesa. La domenica in genere ci si organizza per la spiaggia o per una visita a uno dei tanti cenotes (un tipo di grotta con acqua dolce tipica di questa zona), che ci sono nelle vicinanze di Tulum, insomma l’acqua è l’elemento che domina questo posto e di conseguenza nuotare è l’attività principale, soprattutto durante i mesi estivi quando il caldo si fa sentire, (non che in inverno faccia così freddo comunque). Ultimamente sembra che la domenica sia il giorno dei compleanni, ce n’è sempre uno.
-Quali differenze fra Italia e Messico dal punto di vista del rapporto padre-figlio? Sempre che ce ne siano.
Vedo sempre più spesso che i padri messicani stanno con i bimbi piccoli, li portano in giro e li tengono in braccio. Considera che qui iniziano ad avere figli molto presto, verso i 20 anni e mai un figlio solo. Una cosa che a me piace molto da queste parti è che la gente vive la strada, la piazza appunto, anche a causa del caldo che fa dentro le case, specialmente quelle più umili. La situazione cambia dopo i primi anni e dopo il secondo/terzo figlio, purtroppo si sentono storie di abbandono della famiglia e latitanza da parte degli uomini. Le donne, come spesso accade, devono badare ai piccoli e cercare di tenere unita la famiglia e magari sono costrette anche a lavorare, delle vere leonesse insomma. La tendenza sta lentamente cambiando anche qui, i giovani che possono frequentare la scuola si rendono conto che terminare il ciclo di studi diventa importante e quindi aspettano prima di avere figli. Ci sono poi casi di degrado totale, bimbi piccoli che giocano per strada in mezzo all’ immondizia o vicino a pozze d’acqua stagnante, (qui a volte si sentono ancora casi di dengue, malattia trasmessa da una specie di zanzara molto pericolosa per i bambini piccoli), senza nessun tipo di supervisione da parte degli adulti. Questi bimbi devono crescere in fretta e se non vengono tolti dalla strada diventeranno sicuramente degli adulti problematici.
-Qualche consiglio a chi volesse espatriare?
Cercate di raccogliere più informazioni possibili sul luogo che avete scelto: situazione sanitaria, scuola, ecc ecc. Se possibile passate qualche mese nel luogo prescelto prima di decidere. Chiedete ai locali e agli stranieri quali possono essere i problemi per i vostri figli, insomma informatevi al meglio. Noi siamo felici della nostra scelta perché abbiamo creato una rete di amici con bambini e questo aiuta molto. Nostra figlia sta crescendo trilingue e tra poco inizierà a studiarne una quarta, frequenta un asilo dove ci sono bambini francesi, argentini, cileni, messicani e per lei è assolutamente normale. Ho sempre considerato ipocrita la frase: “siamo tutti uguali”, non è vero, siamo tutti diversi e questo ci arricchisce, o almeno dovrebbe farlo! Vivere in un posto dove si vedono persone che hanno delle difficoltà aiuta secondo me ad apprezzare quello che si ha e a coltivare una qualità che forse si sta perdendo in Italia: la solidarietà! Blanca sa benissimo che i suoi vestitini che non usa più andranno ad altri bambini meno fortunati di lei. Credo sia una lezione di vita per lei molto efficace. Ci sarebbero molte altre cose da dire e se qualcuno fosse interessato mi può contattare via email, (chiedete a Luca).
-Esiste un “metodo Alessandro” nell’ educazione dei figli? Qualche consiglio?
Esiste un tentativo da parte mia nel trovare un equilibrio tra la dolcezza e la necessità di impartire delle regole precise. Cerco di essere il meno rigido possibile ma ci sono dei punti dove non transigo, per esempio riguardo il cibo, “Non ti piace quello che c’è nel piatto? benissimo, significa che non hai molta fame, forse domani cambierai idea”. In genere cerco di lasciare mia figlia libera di esplorare ed essere presente nel momento del bisogno dandole delle linee guida. Consigli non ce ne sono, ognuno dovrebbe trovare la via migliore, cioè la propria.
-Quale rapporto fra te, Blanca e le attività sportive piuttosto che di svago?
Blanca ha 3 anni, è un po’ presto per parlare di sport. Io adoro stare nell’acqua con mia figlia, insegnarle a nuotare, al mare come nei cenotes. Tutto è basato comunque sul gioco, nel momento in cui la vedremo interessata a una attività/sport specifica, approfondiremo il tutto tentando di sostenerla e appoggiarla nella sua scelta.
-Divergenze con la moglie riguardo l’ educazione o alcune scelte?
Ho la fortuna di vivere con una donna speciale, che lavora ma riesce ad essere un’ottima mamma e si occupa di cose fondamentali come per esempio l’alimentazione sana. Non ci sono grosse divergenze perché ci sono una stima e un rispetto di fondo molto forti. Ci confrontiamo utilizzando spesso il buon senso e cerchiamo di portare avanti le nostre convinzioni sapendo bene che cambiare idea è possibile e a volte positivo.
-Ale, cosa significa per te essere padre?
Blanca è arrivata tardi, io avevo già 42 anni ma è stata una scelta. Prima ho fatto un sacco di cose, ho viaggiato ho coltivato le mie passioni e mi sono anche perso per un po’ ma sono contento di questa scelta perché ho un bagaglio di esperienza considerevole e spero di poter passare a mia figlia qualcosa di buono. Non si è mai pronti per questo passo, ci si può solo mettere in gioco e fare del nostro meglio. Spero solo che trovi la sua strada e che possa avere una vita interessante e piena di emozioni. Cosa significa per me essere padre? Significa la costruzione di un rapporto, una sorta di ponte tra me e mia figlia che è sempre in divenire, significa imparare un nuovo linguaggio, mettersi in discussione, cercare di migliorare come persona perché è l’esempio quello che conta, significa accettare che il cielo può essere giallo, che c’è un coccodrillo che vive sotto il suo letto (ma è buono, non fa paura), e significa guardare mia figlia mentre dorme, annusarla e perdermi nei suoi occhi verdi quando mi guarda, a volte significa anche vergognarsi, l’altro giorno ero preso con il computer, Blanca stava giocando e mi ha detto: “ papà smetti di guardare il computer…guarda me”. Una bella lezione di vita direi.
Non posso e non voglio aggiungere altro se non ripetere che sono rimasto colpito dalle parole di questo padre, in cui rivedo una parte di me.
Un ultima cosa, Tulum e tutta la riviera Maya sono posti molto belli, nel caso qualcuno fosse interessato ad una visita, Ale gestisce un sito di prenotazione on-line di appartamenti, www.mayamexapartments.com