Quella di oggi è un intervista quantomai interessante o almeno mi auguro lo sia per molti padri, riguarda un tema che sta prendendo sempre più piede, se ne fa un gran parlare e voglio dare il giusto spazio a questi padri che hanno il coraggio (e la possibilità) di infrangere uno dei pochi tabù rimasti in Italia a livello paterno ovvero il congedo parentale, la possibilità di stare a casa un determinato periodo coi propri figli, la legge lo prevede ma molti o non ne sono al corrente o più semplicemente non possono prenderlo per le ragioni più disparate, contratti precari, mancanza di alternative sul lavoro solo per citarne alcune (a tale proposito consiglio un interessante articolo apparso qualche giorno fa su “la Repubblica”), ma c’ è chi, come Marco, ha deciso di far parte di quel 10% di Italiani e 30% di padri europei che hanno chiesto il congedo parentale e passare un mese con sua figlia Marta.
Quali sensazioni ti ha lasciato l’ esperienza di del congedo parentale?
Interessante il fatto di poter condividere l’ essere genitore, nel senso di essere presenti contemporaneamente ma è anche stimolante l’ essere a casa da soli con la propria figlia, il mettersi in qualche modo alla prova, senza “rete”, quando si è in due si chiede sempre aiuto in qualche maniera, a volte è un parere o un suggerimento altre una mano vera e propria mentre quando si è da soli le cose cambiano, non c’ è più l’ aiutino e tantomeno si può telefonare per ogni minimo problema, bisogna farcela da soli insomma e se da una parte è in qualche modo divertente non nascondo la soddisfazione provata la prima volta che ho fatto una pappa per Marta (partendo dal brodo e dalla spesa), la prima volta che sono riuscito a farla addormentare o il vestirla più o meno decentemente.
Rapporto con i tuoi capi? Ti senti fortunato?
Il rapporto con i miei capi è ottimo, quando ho chiesto un mese di congedo per stare a casa con mia figlia non ci sono stati problemi particolari, ho chiesto un mese perché in quella particolare posizione siamo in due, non sono andato oltre per una forma di rispetto nei confronti del mio collega, è un discorso che credo possa valere per realtà medio grandi, nel piccolo probabilmente si fa ancora un po’ fatica proprio per la difficoltà di reperire sul mercato una professionalità tale per uno o comunque pochi mesi, sicuramente sono stato fortunato a non avere problemi a chiedere il congedo e fortunato ad avere un alter ego che mi ha potuto “coprire” per il periodo necessario.
Come è stata vissuta la cosa con la tua compagna?
Bene, ne avevamo parlato è stata una decisione presa anche per permettere a Marta di andare poi al mare nei mesi di giugno e luglio, in più Katia (la compagna), ha potuto dedicarsi a varie attività quando io ero a casa, cose semplici ma comunque importanti
Consigli?
Io per necessità ho scelto di rimanere a casa a febbraio, se posso consigliare un periodo chiaramente suggerisco quello estivo, in cui l’ offerta di cose da fare è decisamente più varia che in inverno.
Qualche problema di convivenza?
Nulla di particolare, fondamentalmente il pallino è rimasto e rimane in mano alla mamma, io faccio semplicemente del mio meglio con i miei modi e i miei tempi, magari ogni tanto rosicavo perché in braccio a me erano solo pianti e urla e misteriosamente si acquietava appena la prendeva in braccio la mamma ma credo faccia parte del gioco.
Come giudicheresti quest’ esperienza?
Assolutamente positiva, qualche collega mi aveva messo in guardia ma personalmente l’ ho trovato bello e per nulla faticoso, questo principalmente per vari fattori, il primo è che comunque la mamma rappresenta ancora un punto di riferimento importante e mi riferisco soprattutto all’ allattamento, all’ aiuto dei nonni, prima nipote per tutti e 4 e quindi molto presenti e poi anche per l’ età, una bambina di 7 mesi onestamente impegna ma fino ad un certo punto.
Come si riempie una giornata di un papà in congedo parentale?
Con una bambina piccola per casa in vero, non si sta mai con le mani in mano, cambiarla, lavarla e vestirla per cominciare al mattino, poi una passeggiata e se serve la spesa, qualche faccenda domestica, un po’ di gioco ed è già ora di pranzo, poi il pisolino, la merenda altro momento di gioco e/o di uscita, direi che la giornata è scandita da momenti ben definiti e di sicuro non ci si annoia mai.
Problemi particolari? Magari da tenere nascosti come la polvere sotto il tappeto?
Niente di inconfessabile, una capatina al negozio per comprare un indumento che non trovavo o che mi ero dimenticato a casa, forse un biscottino di nascosto, qualche pasticcio dettato dall’ inesperienza ma in linea di massima niente da nascondere, probabilmente non me ho avuto il tempo!
Più in generale com’ è Marco come padre? Hai delle regole, un metodo?
Le regole credo siano quelle dettate dal buonsenso, per la pappa siamo molto attenti a preparare cibi sani e non preconfezionati, fare il brodo in casa è più semplice di quanto si possa pensare, fin da subito poi abbiamo cercato di far addormentare Marta nel suo letto, passato un breve periodo “traumatico” ad oggi possiamo dire di essere molto contenti, si addormenta sempre molto bene nel suo lettino e anche i risvegli notturni sono ormai un ricordo, al momento, per il resto non abbiamo altre “regole” particolari se non il buonsenso appunto.
Com’ è cambiata la società di oggi o come sono cambiati i padri di oggi?
Credo ci sia voglia di qualcosa di diverso, forse sfida è una parola grossa ma se è vero che la donna ha fatto grandi passi nel mondo del lavoro l’ uomo sta cercando di liberarsi da certi stereotipi che lo vogliono lavoratore e basta, il cliché del padre arroccato sulla posizione di mantenimento della famiglia, se mai è esistito, sta cadendo e molti padri si danno da fare, hanno voglia di mettersi alla prova, di crescere i propri figli non solo dal punto di vista economico senza perdere di vista il ruolo di educatore piuttosto che come figura di riferimento, più che di cambio parlerei di evoluzione della figura paterna, di pari passo con la società.
Marco è buon padre, lo sarà sempre, non è una sensazione o una speranza ma una certezza e lo si percepisce a pelle, la sua voglia di mettersi in gioco, il suo darsi da fare come padre è davvero ammirevole tanto quanto il suo parlarne, non vi è la minima traccia di sforzo nei suoi racconti perché ha fatto suo il concetto di essere padre e non c’ è niente di meglio di una cosa fatta con naturalezza, Marco è anche un ragazzo fortunato, nel mondo del lavoro, soprattutto oggi, è difficile percorrere certe strade, non dovrebbe essere così, una società civile degna di questo nome dovrebbe mettere a disposizione tutti i mezzi necessari alla famiglia ma purtroppo spesso non è così neanche per le mamme, figuriamoci per i papà ma cambiare e godersi i propri figli è possibile, grazie Marco.