La storia di Salvatore è anche la storia di una bambina che aveva così tanta fretta di conoscere il proprio papà da arrivare prima del previsto, ma non una settimana o due e neanche un mese bensì 3 mesi prima del previsto! Probabilmente per fare un regalo a suo padre visto che è nata proprio il 19 marzo, la festa del papà.
-Cosa significa essere padre di Giulia, una bambina nata prematura?
-Per me si è stata un investitura, un ruolo che la vita ti da, un ruolo con molte responsabilità, è come se la vita mi avesse dato un dono tanto prezioso quanto fragile e il mio compito fosse quello di proteggerlo, ovviamente a questo devo aggiungere la sorpresa, non ero del tutto preparato e ho dovuto superare in fretta le paure e assumermi velocemente le mie responsabilità anche pratiche, appena nata Giulia ho dovuto autorizzare, in quanto padre, delle trasfusioni, tanto per fare un esempio, dal momento della nascita a quando è potuta venire a casa sono passati 4 mesi, un periodo non facile.
-Come si affrontano quattro mesi così? Come padre ma anche come uomo.
-Proprio come uomo mi sono sentito investito di un ruolo, di una responsabilità, nei confronti di mia figlia e nei confronti di mia moglie, quattro mesi sono lunghi e probabilmente occorre una certa dose di inconsapevolezza, si vive letteralmente “alla giornata”, in un ambiente non facile e del tutto sconosciuto fatto di camici e statistiche, tecnologia e termini tecnici che tocca imparare in fretta se si vuole mantenere un ragionevole equilibrio mentale. Probabilmente solo oggi riesco a realizzare quanto successo in quel periodo, mentre lo vivevo non me ne rendevo conto, oggi sono orgoglioso di questi quattro mesi, spero di aver sostenuto al meglio il mio ruolo, sono fiero di essere stato vicino a mia moglie di essere stato così forte per certi aspetti ma di sicuro non sono stati mesi facili.
-Cosa succede “tecnicamente” in questi mesi? Com’ è il mondo dei prematuri?
-Giulia è nata, se così si può dire, con una prematurità grave, ai limiti della sopravvivenza, quindi subito in terapia intensiva e i dottori hanno fatto un quadro abbastanza critico della situazione, sia presente che futura, in pratica ogni singolo organo non era ancora perfettamente formato, intestino, cervello, reni ma soprattutto i polmoni, in una situazione normale sono proprio i polmoni che danno il via, chimicamente, a tutta una serie di eventi che portano al parto, Giulia ha sofferto particolarmente dal punto di vista respiratorio. In ospedale (reparto di terapia intensiva neonatale della Mangiagalli), siamo stati “bene”, i medici ci spiegavano, a volte capivamo e altre ci facevamo rispiegare dagl’ infermieri, ogni giorno che passava noi acquistavamo fiducia o quantomeno davamo per acquisiti determinati progressi, poi i medici ci hanno spiegato che i bambini prematuri fanno due passi avanti e uno indietro, non bisogna festeggiare i progressi ma neanche deprimersi per i regressi. Per il resto tanta tanta tanta pazienza, io e la mamma potevamo entrare in qualsiasi momento ma ci siamo resi conto presto che ad esempio al mattino eravamo d’ intralcio, la notte idem, anche se abbiamo scoperto l’ importanza della presenza, i bambini “sentono” la presenza dei genitori, anche se non sembra. Il momento più brutto è stato quando Giulia è stata intubata, in pratica dopo circa un mese e mezzo ha avuto un insufficienza respiratoria e i medici sono dovuti intervenire, noi abbiamo temuto il peggio anche perché, pur fra mille difficoltà, Giulia non era mai stata intubata, neanche alla nascita.
-Eravate i soli in questa condizione? In questi casi è previsto un supporto psicologico?
– Giulia non era certo l’ unica bambina prematura e il fatto di non essere i soli in quella condizione ci ha aiutato, condividere l’ esperienza con altri genitori, che magari erano già passati attraverso momenti difficili è stato più che utile, a volte anche rassicurante. Un supporto psicologico è previsto anche se noi non ne abbiamo usufruito, ci siamo fatti forza l’ un l’ altro.
-La Fede è stato un fattore? Vi ha aiutato in qualche misura?
-Si molto, io sono credente ed è sicuramente stata un grande aiuto.
-Dopo quattro lunghi mesi, finalmente il ritorno a casa.
-Dopo quasi quattro mesi è stato veramente bello anche perché noi abitiamo fuori Milano e durante quei mesi eravamo ospiti di mia madre, quindi è stato una bella sensazione, un vero e proprio ritorno a casa, pur con delle differenze non da poco a livello organizzativo, Giulia per molti mesi ha dormito monitorata, fino a qualche settimana fa avevamo la bombola dell’ ossigeno e il saturimetro (che misura la frequenza cardiaca), in casa, poi i medici ci avevano detto di non invitare troppe persone, di non uscire troppo, di stare attenti, sopratutto dal punto di vista respiratorio, per Giulia un infiammazione alle vie respiratorie sarebbe potuta essere fatale, ogni volta che ci si spostava, anche solo per andare dai nonni era un po’ come traslocare, ma per noi è stato importante essere a casa nostra perché significava poter finalmente iniziare a fare i genitori e anche che Giulia fondamentalmente stava così bene da poter essere dimessa.
-Ci sono state delle divergenze d’ opinione con tua moglie durante il periodo in ospedale o anche dopo?
-Proprio divergenze direi di no, sicuramente niente di serio, forse io sono quello più ottimista mentre lei a volte si lascia un po’ andare ma credo sia un fatto caratteriale più che una divergenza.
-Ormai è passato del tempo da quando siete a casa, raccontami una giornata tipo.
-Si tende ad essere il più normale possibile, Giulia è una bambina normale a tutti gli effetti semplicemente merita qualche attenzione in più ma noi ci rifiutiamo di farla vivere sotto una campana di vetro, attenzione si ma senza particolari privazioni quindi al mattino colazione con la mamma, poi passeggiata, tempo permettendo, rientro, pranzo, pisolino, poi io rientro, un po’ di coccole, cena, gioco di sera e a nanna, a nanna un po’ tardi visto che prima di mezzanotte non se ne parla.
-Com’ è Salvatore come uomo di casa?
-Mi do da fare, sono sempre stato abituato a fare la mia parte in casa, cucino, pulisco senza particolari problemi, diciamo che io e mia moglie siamo abbastanza intercambiabili.
-Un ricordo legato a tuo padre? Per te è stato un esempio?
-Mio padre non c’ è più e posso dire essere stato un riferimento sia come figlio che come padre, lo è stato al punto tale da sentirne la mancanza ancora oggi, l’ esempio di mio padre ha fatto emergere più velocemente la mia responsabilità in questo ruolo, forse grazie a Lui ho scoperto di essere padre nel momento in cui si è presentata la necessità.
L’ intervista a Salvatore è stata molto toccante, anche non facile per quanto mi riguarda ma tenevo molto a raccontare la Sua, la Loro storia perché quello dei prematuri è un mondo sconosciuto ai più ma fatto di persone forti, persone che vengono messe alla prova velocemente, in Salvatore ho trovato una persona tanto profonda quanto equilibrata ed è stato un onore poter raccogliere la Sua testimonianza, Grazie di tutto!
Un abbraccio a Salvatore, un grande uomo e padre, che ho avuto occasione di conoscere durante la permanenza in Mangiagalli dei nostri piccoli lottatori.
Abbiamo, nostro malgrado, condiviso l’altalena degli umori che ci regalavano quei maledetti numerini che misuravano frequenza cardiaca e saturazione dell’ossigeno.
Un’amicizia nata in modo non convenzionale, ma che prosegue anche dopo che la sognata dimissione dal reparto ha riportato tutti alla vita di prima.
Pietro
Grazie della testimonianza Pietro, come già detto nell’ intervista ci tenevo a parlare di un aspetto poco noto riguardo i neonati in particolare per quanto riguarda i padri.
E per fortuna c’erano Salvatore, Alexia e tante altre persone (gentori, infermieri e medici) che con noi han percorso questo pezzo di strada. Io e Francesca abbiamo avuto vicino persone meravigliose che ci hanno aiutato a superare momenti difficili con Marco (il nostro nanetto…. gia promesso fidanzato di Giulia) e i momeniti durissimi dopo la perdita del fratellino Nicola. Ci hanno aiutato a non perdere letteralmente la ragione. E per questo non li ringrazierò ma i abbastanza.
Ti garantisco che, purtroppo, sappiamo quanto sia importante la vicinanza di alcune persone in “certi” momenti, un abbraccio forte Pietro.
Pietro e Francesca sono state e sono tuttora, per me ed Alexia, persone davvero davvero davvero importanti come poche se ne incontrano il giorno d’ oggi.
Seppur nelle loro difficoltà hanno avuto la forza di andare avanti e di aiutare anche noi che in quel momento stavamo condividendo, in modo magari diverso, le stesse paure.
L’ esperienza insegna che nelle difficoltà nascono le vere amicizie, ecco loro fanno parte di questa cerchia a cui non vogliamo per nessuna ragione rinunciare.
….poi quando Giulia crescerà e Marco mi verrà a chiedere la mano…beh insomma parliamone….. ;-)….. no dai sckerzo!!!!
Grazie di esistere Pietro & Francesca
Ciao
Salvo
Ciao Luca,
volevo ringraziarti per lo spazio a me dedicato.
Non sono una persona che scrive molto, ma quelle poche volte, lo fa con il cuore per non cadere in banalità ed ipocrisie.
Alexia mi raccontava sempre di Maia e della vostra storia e da subito ho provato nei vostri confronti profondo affetto ed ammirazione per la dura realtà che stavate affrontando.
Oggi, che vi conosco, non posso fare altro che confermare questi sentimenti.
Purtroppo non ho avuto modo di conoscere Maia, ma, credetemi, quando in ospedale mi sedevo accanto all’ incubatrice di Giulia, lei era sempre nei miei pensieri e la pregavo che l’ aiutasse…..insomma per me era ed è, insieme al mio Papà, il suo dolce angioletto.
Ecco, questo è quello che avrei voluto aggiungere alla mia intervista e che, per via della mia timidezza e sensibilità su questo argomento, non ho mai detto.
Per il resto sono orgoglioso di avervi conosciuto e devo dire che siete due genitori fantastici per Alma.
Un grosso in bocca al lupo per tutto!!!!
Salvatore
Devo confessarti un segreto Salvatore, quando abbiamo saputo di Giulia abbiamo pregato tanto Maia di fare tutto il possibile, pare abbia funzionato! Spero di vedervi presto.
Luca