Il post di oggi inizia con una riflessione di Susan Sontag: “Una fotografia non è soltanto un’immagine, un’interpretazione del reale; è anche un’impronta, una cosa riprodotta direttamente dal reale, come l’orma di un piede o una maschera mortuaria. Mentre un quadro, anche se rispetta i criteri fotografici della rassomiglianza, non fa mai nulla di più che enunciare un’interpretazione, una fotografia non fa mai niente di meno che registrare un’emanazione (onde luminose riflesse da oggetti), un’orma materiale del suo soggetto” (Sulla fotografia, 1973).
Non avrei saputo usare parole migliori per definire le fotografie ed il perché io ami così tanto il concetto di fotografia, sono un amatore e anche abbastanza pigro se devo dirla tutta ma comunque sempre pronto a cogliere l’ ispirazione, ad oggi le foto che ritraggono Maia sono, in un certo senso, tutto quello che mi rimane di lei, le guardo con rispetto e talvolta con paura perché so benissimo essere un arma a doppio taglio ma questo è il mio modo di ricordarla, con serenità e riguardo, senza per questo cedere alla disperazione. A questa foto sono molto legato perché dice molto più di quanto possa sembrare, eravamo appena usciti dalla piscina, io ero andato a vederla, la cosa che più entusiasmava Maia della piscina era il dopo-piscina e principalmente la merenda-Tuc, sembrava non aspettasse altro per tutta la “lezione”, quel giorno in particolare c’ erano molte persone furi dalla struttura e i pochi posti a sedere erano tutti occupati, ma è stata proprio Lei, con mia grande sorpresa, a sedersi sulla sua borsa e a dirmi: “Siediti qua papà!” Fra i due è ovviamente lei quella più a suo agio, sguardo serio e merenda in mano, ecco un altro aspetto del suo carattere che traspare da questa fotografia, Maia era una bambina tanto decisa quanto perspicace, sembra quasi dire: “Non c’ è posto per sedersi? Qui andrà benissimo, in fondo basta mangiare..” e mentre io me ne stavo li con la stessa espressione di un tonno davanti ad un biscotto Lei era tutta concentrata sul senso del suo pomeriggio, il Tuc appunto. In acqua con Maia ero entrato solo un paio di volte ma la piscina era sempre fonte di divertimento, una volta a metà lezione ha preso e ha cominciato a spostarsi verso la scaletta facendo finta di niente ma con una certa fermezza, alla richiesta di spiegazioni della mamma la risposta fu inequivocabile: “Voglio il Tuc!” Altre volte invece ero riuscito ad andare a vederla, era bello vederla mentre si divertiva come un pesciolino e credo che quelli legati alla piscina rimangano frai ricordi migliori ed ecco perché una smorfia segna il mio volto ogni qualvolta vedo la pubblicità dei Tuc, soprattutto quelli alle olive, i suoi preferiti.
D’altro canto, caro Luca, non si dice anche che le foto IMMORTALANO qualcosa…?
Ho letto questo post tutto d’un fiato, come mangiando un pacchetto di Tuc…
Grazie sempre del tuo cuore
Grazie a te Anna!