Dopo la scomparsa di Maia io e mia moglie siamo stati in analisi per alcuni mesi, io avevo già avuto un esperienza simile in passato anche se infinitamente più leggera, diciamo che la prima volta si era trattato di curiosità riguardo il funzionamento della mia psiche mentre stavolta è stato puro istinto di sopravvivenza. La Dottoressa che ci ha seguito durante questi mesi è specializzata in queste cose, sì esistono persone che seguono genitori che hanno perso i propri figli, è bene saperlo, non si tratta di psicologi che ti chiedono di raccontare i sogni o che misurano il grado affettivo ricevuto dai 3 ai tot anni, no, trattasi di persone, la nostra è stata così, che aiutano a tenersi stretti i ricordi. So che può sembrare assurdo, ma in casi come questo si ha la tentazione di cancellare i ricordi, si può aver paura di ricordare ed è una paura che ho toccato con mano, “preferisco non ricordare per non soffrire”, funziona più o meno così, ma è proprio qui che la nostra Dottoressa è intervenuta, è grazie a lei che abbiamo rifiutato fin da subito questo baratto insano. L’ altra possibilità, egualmente malsana, è quella di rimanere intrappolato nei ricordi, cristallizzare è il termine preciso e credo di poter dire di avere incontrato poche volte in vita mia un termine così calzante ma al tempo stesso ricco di significato. Anche in questo caso il sostegno prezioso della professionista ci ha aiutato ad andare avanti, a capire che eravamo liberi di ricordare Maia tutte le volte che volevamo, che alcune volte avremmo sofferto ma che col tempo avremmo imparato, giustamente, a godere dei nostri ricordi, a non averne paura nè a non rimanere imbrigliati in essi e io, noi, abbiamo imparato, a volte soffrendo, ad avere dei ricordi “buoni”. Maia è con noi tutti i giorni, noi non abbiamo paura di nominarla, anzi, ci piace coinvolgerla nella nostra vita e non è certo meno presente di Alma, a volte è un ricordo divertente altre si rimane con l’ amaro in bocca, ma questa è la vita o almeno la nostra.