Al parco:
-Ma che bella bambina, come si chiama?
-Alma
-È la prima?
-Hem, no è la seconda
-Ah e quanti anni ha la prima?
…
Al negozio di giocattoli:
-Prendo questi giochi
-Guardi, oggi diamo in omaggio dei lecca lecca, quanti figli ha?
-……. una
-Domanda difficile eh? (con sorrisetto ironico della commessa)
-Non ha idea quanto (senza alcuna ironia da parte mia)
Sono solo 2 esempi capitati in questi mesi, 2 episodi banali che la dicono lunga su quanto il quotidiano nasconda insidie dove meno uno se lo aspetti e non è una cosa a cui si riesce a fare l’ abitudine, a volte si fa finta di niente, altre si cambia repentinamente discorso. Sarò sincero, il sentimento che più di ogni altro mi viene in soccorso è la compassione, pura, onesta e nobile compassione, perché in un secondo devi trovare la forza di andare oltre, possibilmente senza rovinare la giornata al tuo ignaro interlocutore. Per quanto riguarda la mia di giornata invece, provo una fitta, una sorta di coltellata all’ anima, si tratta di un momento fuori dal tempo, è una sensazione che ho imparato a riconoscere e che solo chi ha provato il dolore di perdere una persona cara può comprendere. Ho sempre odiato l’ espressione “Tu non puoi capire”, l’ ho sempre trovata superficiale, stupida e arrogante ma in casi come questi, quando in buona fede, mi viene chiesta o detta semplicemente “la cosa sbagliata”, ammetto che il primo pensiero è “Tu non puoi capire” ma pensato con tanta tanta tanta compassione, “Tu non puoi capire ma credimi, è meglio così”.