È mia!

mio-300x300Il fatto saliente del fine settimana è stata la cena di sabato sera con una coppia di cari amici, ringrazio tutti per la simpatica e piacevole serata passata insieme, non mi dilungherò sul menù piuttosto che la gradevolezza degli argomenti ma rifletterò a voce alta su di un fatto che caratterizza più o meno tutti i bambini nell’ età da uno a 3 anni, il possesso. Chiara, la figlia della coppia di amici, ha appena compiuto due anni e poco dopo il suo arrivo ha iniziato a giocare con i giochi di Alma,

la quale ha subito iniziato a urlare e sbraitare come se le stessero togliendo il pane di bocca, da notare che la maggiorparte dei giochi giace praticamente intonsa da qualche mese (da sempre oserei dire), visto che le urla non hanno sortito alcun effetto, Alma ha pensato bene di passare alle vie di fatto, riprendendosi in malomodo il gioco piuttosto che dando pizzicotti o tirando i capelli alla nostra piccola ospite, la quale per tutta risposta non mancava di far notare la sua avvenuta conquista dei vari giochi al grido “È mio!” per ogni cosa che prendeva in mano, cornice del simpatico quadretto, 4 genitori che tentano di spiegare che giocare insieme è possibile, che in fondo quel gioco non è di vitale importanza, che il concetto di proprietà è assai opinabile ecc ecc. La cosa è ovviamente rientrata e dopo poco le due bimbe erano insieme a giocare nella casetta che sorge al centro del soggiorno (dovremo pagare l’ IMU come seconda casa??), come se nulla fosse. La cosa tuttavia ha dato il là ad alcune considerazioni sul comportamento, i nostri ospiti erano un po’ preoccupati del fatto che Chiara non sapesse giocare con altri bambini, non ami condividere i suoi giochi e non sia abituata a giocare in gruppo, per come la vedo io credo sia una fase che attraversano tutti i bambini, chi prima chi dopo, chi più chi meno intensamente è un passaggio che tutti i bambini devono attraversare, le implicazioni infatti sono di non poco conto, noi vediamo la cosa da fuori e giudichiamo secondo il nostro metro di giudizio, dimenticandoci con chi abbiamo a che fare, mi spiego meglio, un bambino prende in mano un gioco, magari non suo e dice “E mio”, in un certo senso ha le sue ragioni, l’ ha preso, lo tiene in mano, quindi è suo, per quanto tempo è un altro paio di maniche, il concetto del condividere poi è ancora più complesso, come in tutte le cose occorre ragionare per gradi, fare un passo alla volta, dove sta scritto che i bambini debbano giocare insieme? Sono dell’ idea che i bambini vadano rispettati, il gioco è un momento estremamente importante, noi possiamo osservare, intervenire ovviamente, ma certamente non forzare, fare un attività tutti insieme, cantare e ballare ad esempio, è una cosa, scambiarsi dei giochi è un altra, pretendere o imporre determinati comportamenti un altra ancora. Soluzioni? Devo aver letto da qualche parte una parola una volta, inizia con la P e finice con la A, contiene due Z… PAZIENZA! Bancali di pazienza, spiegando, intervenendo ma sempre rispettando!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.