Oggi è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, io che sono cresciuto in una famiglia tranquilla, io che mio padre me le ha date una volta sola, io che donna non sono, ecco, io ho una sola domanda per quei compagni, mariti, padri che picchiano le proprie compagne, mogli e figlie. Io non sono una donna, posso battermi fin che voglio per i loro diritti ma non potrò MAI capire fino in fondo cosa si prova a subire una violenza, sarebbe forse utile ma anche ipocrita ed è per questo che mi rivolgo ai miei “colleghi”, mi rivolgo a chi sta dall’ altra parte, mi rivolgo a voi uomini o presunti tali:
“Cosa si prova ad ammazzare di botte una donna? La tua donna o quella che vorresti fosse tua e basta.
Come ci si sente dopo aver ucciso la propria fidanzata (magari già ex)?
Non è una domanda retorica, sono curioso di sapere come ci si sente, soddisfatti? Felici? Onnipotenti? Dispiaciuti? Tristi?
E se ti dispiace, perché ti dispiace? Perché d’ ora in poi non potrai più picchiarla? Perché probabilmente andrai in galera?
Cosa si prova a picchiare tua moglie? Tua figlia o un’ altra donna in generale?
Attenzione, non ti chiedo il perché, immagino tu abbia solo l’ imbarazzo della scelta, no, vorrei proprio sapere cosa si prova.
Cosa scatta nella tua testa? Qual’ è la molla che fa scendere il sipario per lasciare spazio alla bestia?”
A tutti gli altri maschietti ricordo che la violenza non è solo fisica, anche trattare le donne come fossero tette e culi è violenza, fischiare o fare apprezzamenti a qualunque cosa di sesso femminile, commentare o darsi di gomito manco fossimo in “Pierino e la Dottoressa alle grandi manovre…” forse non sarà una violenza ma di sicuro è di dubbio gusto. Il rispetto deve partire da noi genitori, da noi padri, solo con il buon esempio si può insegnare il rispetto per la donna e non solo per oggi ma tutti i giorni dell’ anno, sempre!