Più che una recensione questa vuol’ essere un pubblico ringraziamento a Susana Roccatagliata ed al suo preziosissimo libro “Un figlio non può morire”, GRAZIE Susana, GRAZIE dell’ importante lavoro fatto e GRAZIE di averci aiutato a compiere i primi passi in questa nuova esistenza, GRAZIE! Sono sempre stato onnivoro in fatto di libri quindi, anche nel momento più triste della mia vita ho cercato conforto fra le pagine di essi e fortunatamente mi sono imbattuto nell’ opera di Susana quasi subito. Il libro in questione è una raccolta di esperienze simili alla nostra, si perché purtroppo, forse la società moderna tende a nascondere la cosa, tutti i giorni, da qualche parte nel mondo, muore un figlio, spesso un bambino, e questo scritto si occupa proprio di questo specifico lutto. Inizialmente l’ autrice racconta la propria storia, può sembrare strano ma il fatto di condividere questa esperienza atroce è una sorta di lasciapassare inconsapevole, quasi a dire “ci sono passata anch’ io, so come ci si sente…”, probabilmente per me si è trattato del primo appiglio quando ero alla deriva. Nella seconda parte si trovano una serie di racconti, le storie di quelle madri, di quei padri, di quelle famiglie che affrontano la dura prova della privazione dei propri figli per i motivi più disparati, malattia, incidenti, omicidio, suicidio, in questo caso l’ autrice punta sull’ esclusiva del dramma, sapere di non essere gli unici a cui è toccato un simile destino è la risposta più immediata alla prima domanda che alberga nella mente di un genitore che ha appena perso un figlio, “perché proprio a me?”, “non è successo solo a te, purtroppo queste cose succedono, non sei solo” sembra essere la risposta della scrittrice. Io sono sempre stato una persona sensibile e non certo attratto da racconti di cronaca nera o tragedie di vario tipo anzi, di norma, evito certe letture, forse perché tendo ad immedesimarmi ma attraverso questi racconti mi sono sentito realmente meno solo, una compagnia, per altro, di cui ogni genitore farebbe volentieri a meno e leggere le storie di queste famiglie, di come hanno affrontato un lutto di questo genere, delle reazioni, più o meno lucide, mi ha fatto capire che con un certo percorso, molta volontà e tanta pazienza sarebbe stato possibile tornare a vivere. Il percorso è stato e continua ad essere non facile ma anche grazie a letture come questa ho potuto rivedere la luce, Susana Roccatagliata è anche vicepresidente dell’ Associazione Renacer, a Santiago del Cile ed è impegnata nella creazione nella stessa città di un parco dove poter ricordare i figli perduti, con angoli e giardini in cui meditare, una biblioteca con testi mirati, una cappella, tanto verde e dei posti dove far volare dei palloncini perché quando se ne va un bambino non si può far a meno di guardare in celo.