Qualche giorno fa ho letto un articolo nel blog al femminile del Corriere della sera, molto interessante e ricco di spunti ma contenente, a mio avviso, qualcosa di molto simile al peccato originale che riguarda molti padri di oggi, come scritto nel mio commento, il bisogno di “etichettare” l’ evoluzione del ruolo paterno con termini come “nuovi”, “materni” o “moderni” cela un gap culturale molto radicato in Italia.
Al mio commento è seguita poi la replica della vicedirettrice Barbara Stefanelli che rivendicava (giustamente) la novità della situazione, questo post rappresenta una riflessione di più ampio respiro in merito, senza essere in alcun modo polemico, rinnovo infatti i complimenti a Giovanna Pezzuoli e Maria Luisa Villa per l’ articolo in questione.
Se esiste un “nuovo”, deve esistere un “antiquato”, che a quanto pare, dati alla mano, sono ancora la maggior parte, io faccio la spesa, cucino e all’ occorrenza lavo e stiro (forse sarebbe il caso di aprire una parentesi, per le coppie tra i 25 e i 44 anni, dove entrambi i partner lavorano, vorrei vedere chi lava e stira fra Lui, Lei e l’ Altra, leggasi lavastoviglie, lavatrice e collaboratrice domestica a ore), così come mia moglie, lei è sicuramente più preparata nelle faccende domestiche ma io mi difendo nel fare la spesa e nelle attività prettamente maschili (trapano ed elettricità in genere), ma non per questo mi sento nuovo, anzi.
Capisco e in qualche modo condivido il bisogno di “definire” certi comportamenti, ma proprio il pensare ad essi come un virtuosismo rappresenta una sconfitta per la collettività perché se certi comportamenti sono così sporadici da rappresentare un eccezione significa che c’ è qualcosa che non va, nel caso del congedo parentale, la vera notizia (brutta) non è che il 6,9% dei padri ne usufruisce, piuttosto che il 93,1% non lo prende (o non può permettersi di prenderlo), e credo sia lì che vada posto l’ accento.
In passato è successo che delle amiche di mia moglie rimanessero stupite del mio impegno a livello domestico e la cosa non mancava mai di crearmi qualche imbarazzo, un po’ perché sono da sempre allergico agli stereotipi (no, non passo le mie domeniche sera davanti alla partita con una birra in mano, sorry) e un po’ perché sinceramente non credo di fare assolutamente niente di così insolito, a meno che non sia particolare preparare una pappa, cambiare un pannolino, cantare, ecc ecc ma in questo caso bisognerebbe fare i complimenti alla maggior parte delle mamme italiane, peccato che nessuno si sogni di apprezzare, semplicemente lo si da per scontato, ecco perché non mi piace quel “nuovi”, pur rispettando il termine dal punto di vista giornalistico.
L’ argomento è veramente molto complesso e comunque sia è bene che ci siano articoli come quello sopracitato, la parità, il famoso slogan 50/50, passa attraverso questi confronti, è pur vero che gli uomini “conservatori” rimangono la maggioranza e non spetta certo a me giudicare chi o cosa sia meglio e ci mancherebbe, non è certo una questione di quantità (del tempo) piuttosto che di qualità, credo esistano buoni padri che per le ragioni più disparate riescono a essere meno presenti di altri (turni, lavori stagionali o itineranti), che invece non vedono l’ ora di “liberarsi” dei figli lasciandoli a mogli, nonne, asili e via dicendo, la stessa età ho scoperto non essere un fattore, le mie interviste sono un piccolo esempio in questo senso, la maggior parte dei padri è sulla quarantina e oltre mentre per esperienza personale posso riferire di padri alla soglia dei trenta con la testa sulla carriera quando va bene e su calcetto e aperitivo quando va meno bene.
Dieci o venti anni fa un cantante o un attrice che si dichiaravano gay facevano notizia, qualche settimana fa uno dei più forti nuotatori di tutti i tempi ha fatto outing riguardo la sua omosessualità, la stragrande maggioranza dei commenti è stata del tenore “e chissenefrega!” FINALMENTE! L’ esempio è un tantino forte ma spero sia chiaro il concetto, il giorno in cui un padre che cambia pannolini, che va al parco o in piscina coi figli o che prepara la cena per la famiglia non farà più notizia, il giorno in cui anche in Italia la maggior parte dei padri sarà libera di prendere il congedo parentale sarà un bel giorno per la società tutta e i nuovi padri saranno semplicemente dei papà.
Ciao Luca, bello questo post, condivido anche io in quanto mi comporto esattamente come fai tu, e per me e’ una cosa assolutamente normale, non ci trovo nulla di strano.
Mi piace molto quando dici padri di 30 anni se va bene carriera se va meno bene calcetto e aperitivi, perche’ e’ veramente cosi!
Dai noi abbiamo fatto outing e siamo felici di questo e lo saranno anche le nostre piccole monelle.
Un saluto ed un abbraccio
Simone
Grazie Simone, ricambio i saluti e un abbraccio a tutti voi!
Ciao Luca, anch’io ho letto l’articolo e sono rimasto un po’ stupito. Condivido quindi la tua idea di fondo. Sul congedo parentale il discorso è più ampio secondo me, non ultimo è da considerare il fattore stipendio che purtroppo in Italia per le donne è molto più basso (altro che parità purtroppo). Sui papà 40enni e 30enni invece non credo sia questione d’età. Ho anch’io alcuni esempi davantia opposti ai tuoi. Io punto sulla complementarietà tra uomo e donna, meno sull’interscambiabilità. Un saluto
Ciao Fede, mettiamola così, io ho la stessa simpatia per le etichette che tu hai per il termine “mammo”! Pur rispettando chi, per professione rivendica tale bisogno. Hai perfettamente ragione, sul congedo parentale ci si potrebbero scrivere pagine e pagine, ho provato più volte a mettermi a tavolino per fare chiarezza (comprese delle consulenze all’ inps), ma confesso di essermi arreso, mettiamola così, se la percentuale di uomini che usufruiscono del congedo parentale è così ridicola (non mi viene in mente un altro termine anche se non c’ è niente da ridere), è dovuta a tanti fattori, stato, azienda, ignoranza (molti non sanno neanche di averne diritto), possibilità economiche, arretratezza culturale… un panorama quantomeno desolante, anche per le donne non è certo diverso, solo un esempio, molte non sanno che rimanere a casa dopo il congedo obbligatorio, dando le dimissioni, da comunque diritto a percepire una disoccupazione pari all’ 80% dello stipendio precedente, in pratica una donna assunta a tempo indeterminato (quindi già fortunata al giorno d’ oggi) ha due possibilità, conclusa la maternità obbligatoria: 1) stare a casa in facoltativa al 30% 2) licenziarsi e percepire l’ 80% dello stipendio per un anno (240 giorni lavorativi per la precisione), e poi ci domandiamo come mai molte donne rimangono a casa dopo uno o due figli.
Per quanto riguarda il discorso dell’ età probabilmente mi sono espresso male, il mio non voleva essere un confronto generazionale e ci mancherebbe, avrei potuto citare padri esemplari di 56 anni (conosciuto l’ altro giorno, operaio e impiantista, figlia di 21 anni e cresciuta con orgoglio in prima persona) o ragazzi di 25 anni con la testa sulle spalle più del sottoscritto ad oggi, la cosa è assolutamente trasversale, giusto per tornare alla “polemica” iniziale, ma-nuovi-padri-de-che??
Ciao Fede, un abbraccio anche a voi e buone vacanze!
p.s.: Non divertirti troppo al mare!