Il gioco 1

Quello che noi adulti definiamo gioco è in effetti la base dell’ apprendimento per i nostri figli, il regno animale è pieno di esempi in cui la mamma, attraverso il gioco, insegna ai propri cuccioli i rudimenti della caccia, l’ igiene e tutte quelle attività che aiutano il normale sviluppo dell’ individuo. L’ uomo non solo non fa eccezione ma a ben guardare moltiplica le possibilità di apprendimento fin dai primi giorni di vita. Già ma come giocare con un bambino da 0 a 6 mesi? Personalmente ho iniziato con l’ intendere le attività classiche come bagnetto, cambio pannolino e via dicendo come un gioco, sempre con allegria, prestando attenzione alle reazioni di Alma così da capire se la tale attività era gradita oppure no e al tempo stesso imparare dai miei inevitabili errori. Un altro gioco è quello dell’ esplorazione, Alma in certi frangenti si stufa o comunque ha voglia di qualcosa di nuovo, un semplice giro per casa può essere utile, si passano in rassegna le stanze, le racconto cosa succede nelle varie stanze (in cucina si fa la pappa, in camera si fa la nanna…), si possono guardare i quadri o magari delle foto, spiegando nel modo più elementare i vari soggetti per poi passare all’ esplorazione vera e propria del mondo, io preferisco i parchi in genere ma anche alcuni negozi ho notato che incontrano l’ interesse della piccola. Vi sono poi dei veri e propri giochi ossia oggetti nati con uno scopo espressamente ludico ma anche in questi casi il gioco nasconde un aspetto educativo da non sottovalutare, un sonaglio abitua l’ udito e collega il movimento al rumore, i vari giochi masticabili, stelline, chiavi o altro in gomma dura aiutano lo sviluppo della presa oltre che l’ esplorazione con la lingua e un certo sollievo quando i dentini cominciano a muoversi. Esistono poi dei giochi, delle attività assolutamente casuali, la pernacchia fatta in un determinato momento, il tovagliolo dietro cui nascondersi (cù-cù-settete per intenderci, che a lungo andare insegna che una persona c’ è anche se non la vediamo, una cosa tutt’ altro che scontata!), e tutta una serie di smorfie e versi che se da una parte ci coprono di ridicolo dall’ altra suscitano quell’ ilarità che apre il cuore. Qualche tempo fa avevo iniziato a fare il gioco dell’ indiano con Alma, in pratica quando emetteva i suoi suoni io battevo delicatamente il dito sulla bocca intervallando il suono stesso fino ad ottenere un baa-baa-baa-baa… modulando il suono, da parte sua, e la velocità, da parte mia, si ottiene una sorta di parlata ridicola o il classico grido di guerra degl’ indiani d’ america, appunto.

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