Probabilmente la frase che più ci siamo sentiti dire dopo la scomparsa di Maia è “Non ci sono parole…” e devo dire che difficilmente ho incontrato una verità più vera di questa, non posso dirlo di altre lingue ma per quanto riguarda l’ Italiano ho constatato l’ assenza di una parola che descriva un genitore che perde un figlio, ci sono vedovo e vedova, orfano e orfana ma una parola sola semplicemente non esiste e quando mi sentivo dire quella frase non potevo che pensare fra me e me: “Non puoi sapere quanto sia vero”. Con il tempo ho imparato che sono orfano di figlia, probabilmente perché la cosa è talmente brutta e innaturale che nessuno negli anni si è voluto assumere la responsabilità di coniare un termine che descriva a pieno il dolore o forse perché una parola che renda l’ idea, molto semplicemente, non può esistere. Esiste una frase che ho sempre mal digerito: “Tu non puoi capire”, mi ha sempre procurato dei fastidi, mi pare irrispettosa, superficiale, arrogante,”Voi non potete capire…”, ma cosa significa? A mio parere per pronunciare questa frase occorre avere un ego in discreta forma, tanto per usare un eufemismo, sta di fatto che con la suddetta frase ci ho avuto a che fare anch’ io, quando le persone più misericordiose si sono avvicinate e mi hanno detto: “Non oso immaginare il dolore” o frasi simili, ammetto che tra la fronte e la nuca sono passate esattamente quelle parole “Tu non puoi capire”, se non altro ho cercato di andare oltre: “Tu non puoi capire, ma credimi è meglio così, se tu potessi capire veramente il mio dolore significherebbe l’ aver condiviso il peggiore degl’ incubi per un genitore e io sono felice non essere così e mai ti auguro di capire veramente questo dolore fino in fondo”. In alcuni casi sono dovuto intervenire per fermare alcune persone perché si stavano immedesimando troppo ma è comunque mio desiderio ringraziare tutti coloro i quali ci hanno aiutato e ancora oggi ci aiutano a portare questo peso, se lo sono preso sulle spalle, hanno fatto un pezzo di strada con noi e poi ce lo hanno reso perché se è vero che il dolore è nostro non c’ è nulla di male a dare un po’ di sollievo, probabilmente occorre una certa dose di coraggio ma almeno per questo la parola giusta c’ è: grazie!
Le persone che sono ora nella nostra vita sono quelle che ci sono state vicine,quelle che avrebbero voluto il fardello del dolore per alleggerirci e che,anche solo simbolicamente l’hanno fatto..quelle persone che ci hanno portato un piatto caldo quando non riuscivamo a cucinare, chi ci passava a trovare per un abbraccio,chi ha capito che,malgrado la gioia per l’arrivo di Alma c’era un cuore lacerato per una mancanza.
Grazie
ho appena scoperto il tuo blog…
complimenti per il modo in cui racconti la vostra vita..
e, davvero, da madre, non trovo parole per commentare una cosa così immensa …
vi faccio solo il mio più grande in bocca al lupo perchè abbiate sempre a fianco le persone giuste per affrontare il cammino…a partire dalla meravigliosa Alma…
Ciao Milly, grazie per le belle parole e complimenti per il tuo blog, fino ad un certo punto della mia vita sono stato un grande appassionato di viaggi e quindi sono molto vicino alle problematiche che trattate, in più date degli ottimi spunti per delle gite, Ciao
Non voglio permettermi la presunzione di darti un consiglio….ma leggi l’articolo che ho scritto di recente ‘il viaggio come terapia: l’esperienza di mario’. Magari trovare la forza di spostarsi può dare un po’ di energia positiva a tutti…
(Ah dimenticavo…non mi era arrivata la notifica del tuo commento 🙁 )
Cara Milly, prima di tutto provvederò a licenziare in tronco l’ addetto ai commenti, che poi sarei io… e provvederò ad una rapida sostituzione. Seconda e più seria cosa, ho letto l’ intervista e mi si è aperto il cuore, purtroppo il sito dove è (era a questo punto), custodita la misura di quanto io amassi viaggiare, non è più accessibile, ma ti posso garantire che vedere due genitori che usano il viaggiare come “terapia” mi fa immensamente piacere, per tutti loro e non solo, spero che piano piano tutti possano capire quanto importante sia viaggiare con i propri figli, far conoscere altre culture, altri modi di pensare, quella che per Mario è una terapia dovrebbe essere normale per molti. Terza cosa, purtroppo l’ elaborazione del lutto ha determinati passaggi e il viaggiare è caldamente sconsigliato (nel breve periodo), il motivo è abbastanza complesso ma si può riassumere in una parola: “FUGA”. Una volta al mese tratto l’ argomento dell’ elaborazione del lutto, di cosa è consigliabile fare e cosa sarebbe meglio evitare, sicuramente tornerò sull’ argomento proprio per la passione che ho per i viaggi, è pur vero che al momento noi gradiremmo molto fare un viaggio ma per adesso purtroppo non è economicamente possibile… per usare un eufemismo. Un abbraccio e a presto.