Qualche settimana fa stavo chiacchierando con un amico, si parlava del più e del meno ma piano piano la conversazione è scivolata in terreno arduo, “Come state?” Questa per noi non è MAI una domanda facile, non è MAI una domanda scontata e, almeno nel mio caso, non è una domanda di cui ho paura, sicuramente è una domanda difficile da fare perché è come una freccia, va scoccata al momento giusto e quello che va a colpire è un bersaglio molto pesante, occorre molta forza per pronunciare queste due semplici parole, “Come stai?” Ho scoperto essere un “privilegio” per pochi fare certe domande perché occorrono grandi spalle per reggere le risposte, “Se le mie risposte ti spaventano, Vincent, allora lascia stare le domande che atterriscono” recitava una frase di un noto film di qualche anno fa; io sono una persona abbastanza pragmatica, non amo molto i giri di parole e ammiro molto chi ha il coraggio di farmi domande come questa, perché significa tendere una mano, vuol dire compiere un atto di estrema compassione , oggi tutti noi abbiamo certezze ed opinioni da regalare ad ogni angolo della vita ma abbiamo paura di confrontarci con la realtà. In questi due anni ci sono persone che non hanno mai smesso di chiederci “Come state?” Altri non l’ hanno mai fatto, qualcuno ha smesso di farlo, va bene, il mio non è un giudizio e questa non è una gara ma è pur vero che esistono amici buoni per i tempi di pace e altri buoni per la guerra e spesso e volentieri le due immagini non coincidono, non è cattiveria sia chiaro, ma sentirsi dire, dopo l’ ennesimo invito declinato per vedere una partita tra amici frasi tipo: “Bè potresti fare uno sforzo!” Non è facile da digerire, forse quando ti lascia la fidanzata a 25 anni vai a vedere la partita a casa di amici, quando ti muore una figlia serve altro, perché lo sforzo lo si fa tutte le mattine quando si aprono gli occhi, ecco, quello si che è uno sforzo, lo sforzo di vivere. “Bè dai ti vedo bene…” oppure “Pensavo reagissi peggio…”, sono frasi allucinanti, mia madre mi ha sempre detto: “Se non sai cosa dire, stai in silenzio” e non posso che confermare, meglio il silenzio di un’ uscita infelice, perché fra le buone intenzioni e i fatti contano i secondi, una visita, un messaggio, una telefonata sono cose concrete, tangibili e soprattutto fatte per gli altri, in questo caso noi, un invito ad una festa, una cena fra amici o un evento qualsiasi è solamente un volersi mettere a posto la coscenza e il non chiedersi se a noi faccia piacere o peggio ancora, dare per scontati i nostri bisogni, ci fa e ci ha fatto ancora più male, in qualche modo equivale a commettere una violenza nei nostri confronti, è una mancanza di rispetto. Poi ci sono quelli che non sanno, fanno finta di non sapere e anche se sanno si voltano (letteralmente) dall’ altra parte, che poi sono gli stessi che pubblicano storie strappalacrime su facebook, che si commuovono per le violenze sui poveri animali eccetera eccetera, ego-isti, ego-centrici, sempre roba ri ego insomma, nessun problema, ho imparato a vivere senza mia figlia, figuriamoci senza di voi! Come state? Come riuscite a coniugare la gioia di Alma con il dolore per Maia? Se ti va di parlarne…”, “Certo che mi va di parlarne, perché ogni tanto è necessario fermarsi, fare il punto della situazione, prendere una boccata d’ aria, riposarsi se vogliamo, guardarsi allo specchio ed essere sinceri, se non con chi mi sta di fronte almeno con me stesso, grazie del coraggio, grazie di avermelo chiesto amico mio.”
Beh quello che dice tua madre e’ assolutamente vero, pero’ purtroppo le persone non sempre riescono a essere delicate, pensa che io sono uno dei tanti imprenditori in difficolta’ , la mia attivita’ sta soffrendo molto la crisi di questo periodo e mi sento dire delle cose allucinanti, tipo “e adesso come farai ad andare avanti? …. ma chi c..zo te lo ha chiesto, oppure ” ma non e’ che chiuderai? ” ed io rispondo:”So che anche l’ azienda dove lavori non e’ tanto in buone acque”, come dicono a Roma quando ce vo’ ce vo’
Saluti
Simone
Non so che dire, sicuramente ci saranno anche delle buone intenzioni dietro certi commenti certo che magari contare fino a dieci prima di parlare…
Coraggio Simone!!
Io credo nel buono delle persone, ne ho anche avuto molte dimostrazioni, ma molte volte da qualcuno percepisco cattiveria o invidia o chiamala come vuoi, fatto sta che molte persone frustrate godono delle difficolta’ degli altri, non sicuramente a riguardo delle tua esperienza, ma comunque nel mio caso spesso percepisco una certa cattiveria.
Credimi io non ho nemici, ho sempre cercato di avere una buona parola per tutti, ma oggi mi sento molto solo ad affrontare le mie difficolta’ anche se la mia famiglia mi e’ molto vicina e ho anche dei collaboratori fantastici che si sbattono molto di piu’ di quanto gli sia richiesto, ma il fatto delle persone cattive rimane e fa molto male; scusami questo sfogo, ma ormai ci parliamo molto spesso nel tuo blog e a volte fa bene esternare le proprie ansie
Ciao a risentirci
Simone
Nessun problema, ci mancherebbe, l’ unica cosa che posso dirti è di non abbatterti e di guardare alla tua famiglia, a tua figlia e a quanto di positivo ti sta intorno, le persone negative usale come leva se devono avere una qualche utilità altrimenti… eliminale. In bocca al lupo!